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Caso Di Camillo, l'Avvocatura: "Consigliere 5 Stelle incompatibile per 10 mesi"

Secondo i legali del Comune, il presidente del Consiglio del municipio XII non avrebbe potuto ricoprire la carica di consigliere in quanto titolare di un nido convenzionato fino ad aprile. Le opposizioni compatte attaccano e i 5 Stelle scelgono il silenzio

Si è liberato delle quote societarie prima che uscisse il parere. E si è salvato. Ma l'Avvocatura ha comunque sentenziato: "Era incompatibile". Secondo i legali capitolini Massimo Di Camillo, consigliere del municipio 12 presidente dell'Aula ed ex titolare di un asilo convenzionato con il Comune di Roma, era in conflitto di interessi e non poteva ricoprire entrambe le cariche pena la violazione dell'articolo 63 del Testo Unico degli Enti Locali (Tuel). Il caso, sollevato due mesi fa dai consiglieri municipali di Fratelli d'Italia, tiene con il fiato sospeso la giunta Crescimanno, che ha sempre difeso a spada tratta Di Camillo, ma non senza pesanti frizioni interne. Di Camillo dal canto suo ha negato l'incompatibilità fin dall'inizio: "Non ho niente da nascondere nè niente da dire fino al pronunciamento dell'Avvocatura comunale e del Segretariato".  

Dopo settimane di pressing, esterni e interni, decide di cedere le quote della società (la Ro.ma srl). "L'ho fatto per tanti motivi, uno è quello di non mettere in difficoltà tanti consiglieri, compresi quelli dell'opposizione, chi mi conosce da tanti anni lo sa che persona sono" dichiarava in commissione Trasparenza. E i pareri degli enti competenti a riguardo, richiesti dai Cinque Stelle? Perché non attenderli? "Chi decide il conflitto di interesse è un giudice - spiegava - e non ho nessun interesse ad andare in un'aula giudiziaria". Un mese dopo, il 5 maggio, arrivano le pronunce.  

I PARERI SUL CASO - Il Segretariato esprime dubbi circa l'effettivo potere di gestione e decisione attiva di Di Camillo nella società, ma rende poi noto il parere dell'Avvocatura, che risolve il nodo dichiarando l'incompatibilità e citando lo stesso atto di costituzione della Ro.ma. srl a testimonianza del ruolo attivo del consigliere: "l'assemblea delibera a maggioranza assoluta e pertanto la volontà di ciascuno dei due soci è suscettibile di condizionare quella dell'altro". Di Camillo però non è più titolare del nido da aprile. In fretta e furia ha ceduto le quote. E "tale circostanza - conclude il Segretariato - si ritiene non consenta all'organo di appartenenza di contestare al Presidente la predetta condizione ostativa all'esercizio del mandato". Mentre l'Anticorruzione, allertata da FdI, si dichiara non competente per quanto riguarda il Testo Unico degli Enti Locali. Ricapitolando: su tre organi interpellati uno è a sfavore di Di Camillo, l'Avvocatura, un altro non si esprime per incompetenza in materia, Anac, un altro ancora ritiene sia troppo tardi per farlo, essendo caduta la causa di incompatibilità, il Segretariato. 

COMPATTI CONTRO IL CONSIGLIERE - Così la palla torna alle opposizioni, e chi ha animato la battaglia canta vittoria, almeno in parte."Il bambino capriccioso Di Camillo è pregato di scendere dalla giostra, perchè l’Avvocatura ci dà ragione e conferma che il M5S ha scelto un incompatibile per guidare il consiglio" scrivono in nota i consiglieri di FdI Giovanni Picone, Marco Giudici e Francesca Grosseto. "Dinanzi al capo dell'ufficio anticorruzione del Campidoglio ha negato l’evidenza e continua a minacciare querele nei nostri confronti, attaccando per difendersi. Per 10 mesi ha nascosto la propria incompatibilità e quando lo abbiamo scoperto il M5S ha tentato invano di difenderlo violando il Testo Unico sugli Enti Locali, fermando i lavori del consiglio per due settimane anziché votare l'impeachment come vuole la legge. Si riprenda pure le quote e si dimetta, perchè la sua incompatibilità non era sanabile e per 10 mesi ha percepito emolumenti da consigliere in condizioni di incompatibilità". E ancora Fabrizio Santori, consigliere regionale di FdI: "Dove è finita la morale grillina dopo pochi mesi di governo? Anziché nascondere la testa sotto la sabbia il sindaco Raggi dovrebbe intervenire personalmente per garantire trasparenza e onestà nella classe dirigente romana che invece continua a proteggere solo la poltrona".

Anche il Partito Democratico commenta i fatti. "C'è un dato oggettivo: l'Avvocatura dice che è stato incompatibile per dieci mesi, ricoprendo una carica in conflitto di interesse - dichiara la capogruppo Pd, ex minisindaca, Cristina Maltese - valuteremo attentamente le carte e i protocolli, anche per cercare di capire se ci sono state dichiarazioni reticenti". Maltese solleva un altro punto. "Quando ha ceduto le quote Di Camillo ha dichiarato di essere stato rassicurato dall'Avvocatura circa la compatibilità degli incarichi, ma era vero?". A questo punto, "dato come Di Camillo ha gestito la situazione, non ci sembrano essere le condizioni perché lui ricopra ancora la carica di presidente d'Aula, un ruolo importantissimo, di estrema garanzia, basato su un rapporto fiduciario con i consiglieri".

Stessi toni anche dal capogruppo di Forza Italia, Gianni de Lucia. "Chiediamo innanzitutto che Di Camillo riferisca in Aula e troviamo gravissimo il fatto che da presidente del Consiglio abbia utilizzato la sua carica in maniera parziale, non convocando il Consiglio per discutere dell'incompatibilità (come previsto dall'art. 68-69 del Tuel, ndr). Altrettanto grave è l'aver omesso il parere dell'Avvocatura, citato de relato nella nota del Segretariato. Di fatto non lo abbiamo mai visto nonostante le tante richieste. Era già presente quando i Cinque Stelle millantavano un parere orale favorevole?".

Silenzio stampa invece dai Cinque Stelle del municipio. I telefoni squillano a vuoto e agli sms nessuna risposta. Nè da parte della presidente Silvia Crescimanno, nè da quella del consigliere capitolino Daniele Diaco (ex municipio 12) che durante la commissione Trasparenza del 30 aprile sosteneva la necessità di un parere ufficiale dell'Avvocatura per potersi pronunciare. Secca la capogruppo Francesca Benevento: "Non ho niente da dire a riguardo". Di Camillo tenta di difendersi: "Quello che conta è il Segretariato, gli altri sono solo pareri. Lei la pensi come vuole, non ho altro da aggiungere"

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